Foto dal profilo FB del Teatro Tatà |
C’era una madre, la grande madre.
Una grande madre con il ventre stanco e duro.
Una madre che covava tre uova.
Una madre che aspettava tre figli.
Una madre che era rimasta sola.
Una madre che era arbitro, sarta e carceriera.
Una madre potente e inferma insieme.
Una madre di parto e di volere matrigna.
Una madre di meraviglia e di terrore.
Una madre sfruttata.
Una madre erosa nel petto.
Una madre stravolta e massacrata.
Una madre splendida e segreta.
Una madre lunare e tellurica.
Una madre scrigno.
Una madre notturna.
Una madre antenata.
Duramadre è una favola che fa paura è aridità e gelo è una favola che sembra raccontare di un futuro senza futuro è questa terra che vomita e si ribella è la nostra crisi e di tutto quello che c’è intorno.