mercoledì 3 aprile 2013

Teatro - Sabato 6 aprile - Doppio appuntamento al Kismet: "Aldo Morto_tragedia" e "Biografia della peste"



Foto da comunicato stampa
Una serata speciale al Teatro Kismet di Bari per scoprire due giovani formazioni del panorama teatrale italiano.
Sabato 6 aprile si inizia alle 21.00 con il Premio UBU Daniele Timpano che proporrà il suo “Aldo morto_tragedia” ispirato alla figura dello statista ucciso dalle BR. Inoltre alle 22.30 la giovanissima coppia Maniaci D'Amore sarà in scena con “Biografia della peste” (promozione speciale due biglietti al prezzo di 20 euro, info 080.579.76.67; biglietti al Box office della Feltrinelli di Bari e su www.bookingshow.it). 

Aldo Morto_tragedia
Foto da comunicato stampa
Rinchiuso in una celletta ricostruita in una delle sale del Teatro dell’Orologio a Roma per tutto il periodo del sequestro Moro (è rinchiuso dal 16 marzo), Daniele Timpano ne uscirà solo il 6 aprile per portare al Kismet il suo spettacolo. Nel frattempo, in questi giorni, è possibile seguire la sua prigionia al link http://www.justin.tv/aldomorto54?: dal suo “bunker” ogni giorno Timpano si raffronta con l’esterno attraverso una webcam e si “sofferma” con i suoi spettatori leggendo sia documenti direttamente legati al sequestro Moro sia articoli, saggi o recensioni di film riferiti a quegli anni drammatici.
Un attore nato negli anni '70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, si confronta con l'impatto che questo evento ha avuto nell'immaginario collettivo.
Selezionato al Premio Scenario 2011, “Biografia della peste” di e con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, si avvale della regia e scenofonia di Roberto Marasco.
Circa lo spettacolo, spiegano gli autori: “Biografia della peste” è il racconto di due luoghi. Un luogo di morte e un luogo di vita. Uno si confonde nell'altro, e nessuna unità si compie.



Biografia della peste” sono due favole. Una favola nera e una favola bianca. Dentro ci sono le nostre madri, il peso delle generazioni passate, l'incapacità di muoversi, il desiderio di ricominciare da capo, la necessità di chiamare ogni cosa col proprio nome.
“Biografia della Peste” è uno spettacolo psicotico e magico. 
Foto da comunicato stampa
Perché col linguaggio dell'infanzia si possono raccontare le cose peggiori. Con quello degli adulti solo alcune piccole verità.
A Duecampane dominano il dubbio e l'incompiutezza. Così, anche la morte è diventata incerta e parziale. La peste del titolo non è altro che questo: una morte part-time, 23 ore al giorno. Tutti gli abitanti – meno due - ne sono infetti. Nell'unica ora di vita che è loro concessa è possibile per i semi-morti cercare una via per “migliorare la propria biografia”, come si augurava Sartre.
“Biografia della Peste” è la storia, raccontata dal punto di vista del virus, dell'unica famiglia scampata al virus.
Il ritratto di una madre-frigorifero che è l'unica donna felice del mondo, di un padre-cavolo, innocuo e saggio come ogni ortaggio, di un figlio che all'occasione sa essere spastico o gentiluomo, e di una ragazza morta che non fa che sbagliare i verbi e lamentarsi di non poter ballare.
Se la più grande sfortuna dell'uomo è quella di nascere da altri esseri umani, ereditandone errori e conflitti, non sarebbe tutto più facile se derivassimo dai cavoli, come suggerisce la fantasia popolare?
Duecampane è il luogo dopo la Caduta, in cui quest'alternativa può essere considerata l'unica base per la costruzione di una nuova e più sana umanità.
Parliamo di un paese da fiaba, per questo c'è permesso riderne.
Un paese inventato, almeno quanto il nostro.

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